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San Giorgio in Levante

ISBN 978-88-8238-136-3 / Pagine 352 / Anno 2020

La passione di San Giorgio data ai primi anni del IV secolo, epoca dell’ultima ondata di persecuzioni dei cristiani sotto l’imperatore Diocleziano. Di quella passione il più antico resoconto pervenutoci compare in un manoscritto frammentario composto tra IV e VI secolo. Il culto di San Giorgio di Cappadocia, oggi famoso soprattutto come il cavaliere che uccise il dragone, ha conosciuto un culto tenace, sopravvissuto alle vicessitudini dei suoi luoghi d’origine. Nelle terre in cui il suo culto è diffuso, la regione di Antiochia spicca per la profonda venerazione che a San Giorgio tributano sia i cristiani ortodossi di lingua araba sia le varie comunità musulmane dell’area. Inoltre, fino a tempi non molto lontani, le comunità ebraiche locali, che fiorirono nella zona fino alla fine del periodo ottomano e durante il mandato francese della prima metà del XX secolo, omaggiavano anch’esse la figura di San Giorgio, identificandola con quella del profeta Elia. A supporto del tema principale di questo libro si pone un’indagine delle complesse interrelazioni storico-religiose nel variegato sistema delle comunità del Levante. Attraverso un approccio che tiene presente il valore della tradizione folclorica e il ricco e complesso passato religioso della regione, si affronta qui la pratica di un culto locale quale si presenta ai nostri giorni nelle sue molteplici sfaccettature. È un caso esemplare degli scambi interculturali che si sono prodotti in una regione mediterranea che per secoli ha saputo confrontarsi positivamente con il problema della convivenza di più religioni.
€ 20,00
Simone Cristoforetti insegna Storia dell’Iran e Storia delle Istituzioni delle Società Musulmane all’Università Ca' Foscari di Venezia. Si interessa del rapporto tra cultura, uomo e ambiente dal Mediterraneo al Centrasia. È autore di vari saggi e articoli scientifici incentrati sui fenomeni di contaminazione e reciproco influsso tra mondo iranico, islam e cristianesimo. Al caso della “festa del fuoco dei persiani” ha dedicato “Il Natale della Luce” (Mimesis, 2002). Recentemente ha pubblicato la prima traduzione italiana del “Libro del Capodanno” di Omar Khayyam (Mimesis, 2015). Oggi sta curando la ristampa del “Libro dei Re” di Ferdowsi (Tehran: Chugan, 2017) nel suo originale persiano, con traduzione italiana dell’illustre orientalista Italo Pizzi. È in corso di stampa una sua traduzione di “Mani e la sua religione”, studio seminale di Hasan Taqizadeh.

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