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Canzuni vecchi Canzuni novi Canzuni spirduti

ISBN 978-88-8238-504-0 / Pagine 256 / Anno 2025

La raccolta di poesie di Giovanni de Nava, che la nipote Ludovica ripropone in questo volume, contiene tutti i temi culturali che l’intellettuale calabrese sviluppò nel corso della sua intensa e impegnata vita. Sono poesie che cantano i sentimenti, le passioni, il dolore di un popolo al quale egli dedicò un’attenzione straordinaria. La cifra dell’opera etnografica, poetica e sociale di De Nava è l’essere stata militante, sperimentalmente contestativa, politicamente impegnata. Una cifra estremamente moderna, innovativa, in linea con le acquisizioni degli anni più avanzati del Novecento e dei primi anni Duemila.

(Dall’introduzione di Mario Bolognari)



La scuola dove De Nava apprese la versificazione dialettale è quella dei canti popolari; è da lì che il giovane poeta impara il lessico, gli stilemi, la sintassi delle immagini. E dovettero avere la loro influenza anche i cantastorie: ciò è intuibile pure nei sonetti per Garibaldi, ognuno dei quali ha il fiato di un quadro da cantastorie. Il percorso in parte può essere individuato con relativa sicurezza.

(Dalla postfazione di Vincenzo Fera)
€ 20,00
Giovanni de Nava nasce a Reggio Calabria il 10 marzo 1873.
Affascinato fin dall’infanzia dai cantastorie, studia le tradizioni popolari della Calabria. Fonda giornali (il «Giornale di Calabria» e «Il Frustino Calabrese», che dirige), è corrispondente della «Riforma», tiene conferenze sui Canti e sulle Fiabe popolari, pubblica alcune raccolte di poesie in vernacolo calabro-reggino.
Considerato eversivo, non consegue la maturità classica al reggino Liceo Campanella, escluso per motivi di condotta. Nel 1893 ottiene da privatista la licenza tecnica.
Nel 1892 aderisce al Partito Socialista. Anticlericale, libero pensatore, scrive romanzi, racconti e libelli pubblicati a Roma, Genova, Firenze e Losanna; vive a Roma dal 1895 ma mai scorda la sua terra, le problematiche sociali del Meridione e le sue potenzialità di sviluppo industriale. Ne tratta anche sulle pagine dell’«Avanti!» e de «L’Asino», che dirigerà pure.
Soppressa la libertà di stampa (1925), non potendo più esercitare la professione giornalistica, ridotto alla fame e volendo mantenere agli studi di Medicina il figlio, accetta d’esser Commissario per gli Usi Civici nel Lazio (1926-1929) e Ispettore Generale della CRI per il Mezzogiorno (1929-1931).
Muore a Roma a 58 anni il 20 luglio 1931 stroncato da un infarto.

Libri di Giovanni de Nava